Racconti di viaggio: Costa Caraibica, Atlantico Sud, Costa Rica.
Lezioni di surf
I giorni nel Caribe ormai sono finiti e domani mattina si parte per il centro del paese.
In questo poco tempo abbiamo visto animali sorprendenti, per chi non abita queste zone, primo tra tutti il bradipo, o oso perezoso (orso pigro), simbolo del paese ed emblema del suo motto, vai tranquillo e goditi la vida. Pura vida, così ti ringraziano e ti salutano gli abitanti del Costa Rica.
Non è comune per un europeo, ma pure per un argentino, viaggiare sulla strada provinciale e sentire un ruggito spaventoso, potente e ignoto.
La prima volta ho pensato a un leone, opzione rapidamente scartata viste le latitudini, poi a un Ocelot o qualche tipo di puma, ma so che qui sono pochi e schivi. Infine abbiamo capito: scimmie urlatrici, che convivono con l’uomo in una giungla tropicale da libro.

Leon e René avevano chiesto e sognato una lezione di surf nell’oceano. Nonostante qui a Puerto Viejo i prezzi in dollari siano parecchio proibitivi, abbiamo deciso di concedergliela.
Così ci danno il contatto di “Beto” un uruguayo biondo con rasta da acqua di mare, occhi chiari e baffoni…Si presenta all’appuntamento con due enormi tavole da surf, dove mi sembra impossibile possano resistere in equilibrio due piccoli leggeri come i nostri.
La lezione dura due ore e come da promessa a fine di queste i due surfisti cavalcano (piccole) onde senza cadere, slittando sul mare, un’esperienza che da brividi e dipendenza, perché il giorno dopo sarebbero già stati pronti a ricominciare. René salta varie volte sulla tavola come su uno skate, “non hanno paura e niente questi due pibes!”.
Beto, el surfista
Beto propone una doccia e un tuffo nella piscina di un hotel di un suo amico che usa come punto di appoggio. Si tratta in realtà di un tipico lodge nella selva come tanti qui, casette di bambù e palme, vegetazione dirompente, tranquillità e il suono del mare. La piscina è vuota e pure l’albergo, a parte una coppia di olandesi giovani e rilassati.
Mi chiedo anche in alta stagione come possano riempirsi tutti questi posti, ora praticamente deserti. I tre si tuffano senza tregua nella piscina mentre il loro istruttore di surf racconta in modo incostante la sua storia.
Beto lavorava in una impresa di Export a Montevideo, tutto il giorno in cravatta, rispondendo al telefono. Un giorno, non ho capito come, finisce qui, in Costa Rica e ci rimane, insegnando surf e comprando proprietà, sognando di aprire altre sedi della sua scuola di surf in giro per il mondo.
Argentini e uruguayos si intendono su varie cose e una di queste è la carne. Così la giornata finisce nell’hotel di fianco alla spiaggia dove per un prezzo pattuito, Beto, oltre che surfista avrebbe fatto l’asador, colui che prepara il barbecue e cucina la carne.

Una cena a lume di candela
Tutto è pronto per assaggiare la colossale grigliata, l’insalata, riso e succo di ananas appena spremuto, ci stiamo per sedere al tavolo, insieme al nostro asador (che oltre che cuoco diventa commensale), il padrone del lodge e sua moglie quando… apagón!
Una tempesta aveva fatto saltare tutto, luce ed acqua. Il giardino tropicale rimane al buio e qui, sulla costa, la notte non ha contaminazioni, ed è notte sul serio.
Una candela illumina misteriosamente tutto il tavolo, René e Milo assaggiano la carne e si addormentano.
Il padrone dell’hotel raccoglie da un canneto, vicino alla piscina, aiutato dalla luce poco ancestrale del suo telefono, qualcosa che porta come un animale da compagnia al tavolo. Una piccola rana verde con gli occhi rossi si arrampica sul braccio del canadese che vive qui, anche lui da una vita, dedicandosi al suo hotel.

Aprirsi la strada a colpi di machete
Allora rifletto. Tutti gli stranieri che vivono sulla costa caraibica hanno uno stile di vita incredibile, guadagnano tanti soldi, perché i turisti qui sono disposti a pagare tanto per tutto. Nonostante questo la vita fatta di mare, frutta e biciclette gli impedisce, in molti casi, di avere lusso ostentato, oggetti o vestiti molto diversi da chi ci è nato, qui. Certo hanno proprietà, molte, perché la terra qui è tanta, vergine e disponibile. Real estates gringos offrono con cartelli in inglese “ottime opportunità”. Basta comprare una terra, costruire una casa con un paio di stanze e il salotto può essere una veranda senza finestre. Beh, a dire il vero lo stesso Beto racconta che la sua casa non ha porte ne serrature, e per costruirla lui stesso si è fatto strada nella selva a colpi di machete.
I soldi sono importanti qui. Una terra dove, come ci hanno detto in diversi, se fai le cose bene qualsiasi attività funziona e diventa redditizia.
Eppure rimango pensierosa mentre osservo i miei bimbi muoversi su una spiaggia infinita dove le onde si rompono senza tregua e mi fanno anche un po’ paura: il mare non va temuto ma rispettato, ripeto da sempre con tono da sciamano esperto, ai miei tre indios senza paura..
Rimango pensierosa perché questo non è un posto incontaminato, anzi, ma Bologna ora mi sembra lontanissima, come se tutto quello di cui ho sempre bisogno, quando sono a casa, improvvisamente, qui sia altrettanto lontano e poco importante.

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